Il consumo elevato di alimenti ultra-processati, come snack confezionati, bevande gassate, prodotti pronti, aumenta il rischio di cancro al colon e di morte, specie per cause cardiovascolari. È questo il responso che arriva da due studi pubblicati sul British Medical Journal.
La prima delle due ricerche arriva dalla Tufts University di Boston e ha analizzato i dati di oltre 200mila americani, dividendoli in 5 gruppi sulla base del consumo di alimenti ultra-lavorati. Il gruppo che ne consumava di più aveva un rischio del 29% più alto di ammalarsi di cancro del colon retto rispetto a quello che ne consumava di meno. Ciò, tuttavia, è stato osservato solo nei maschi. Tra gli alimenti, quelli associati ai maggiori aumenti di rischio erano i cibi pronti a base di carne o frutti di mare (+44%) e le bevande zuccherate (+21%).
La seconda ricerca è coordinata da ricercatori dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (IS) e si inserisce nell’ambito del progetto Moli-Sani. Il team ha confrontato la capacità di due diversi sistemi di classificazione degli alimenti di prevedere i rischi derivanti dal consumo di cibi poco salutari: “uno è il sistema di etichettatura Nutri-Score, l’altro è il sistema Nova, che classifica gli alimenti in base al grado di processamento”, spiega all’ANSA una delle coordinatrici dello studio, Licia Iacoviello, che, oltre a svolgere attività di ricerca al Neuromed, è ordinario all’Università dell’Insubria.
La ricerca ha mostrato che il consumo di alimenti di scarsa qualità nutrizionale misurata con il Nutri-Score è associato a un aumento del 19% della mortalità totale e del 32% della mortalità per cause cardiovascolari. Se si usa invece la classificazione Nova, il consumo di cibi ultra-processati è associato a un aumento del 19% della mortalità totale e del 27% di quella cardiovascolare.
I risultati confermano l’affidabilità di entrambi i sistemi nell’identificare i cibi più a rischio. Lo studio ha però fatto emergere un elemento nuovo: le analisi dei ricercatori hanno mostrato che “circa l’80 del rischio identificato dal Nutri-Score è dovuto all’ultra-processamento più che alle qualità nutrizionali degli alimenti”, continua Iacoviello. Secondo i ricercatori si tratta di un dato con implicazioni importanti per la salute pubblica, soprattutto perché indica la necessità di rivedere le indicazioni alimentari prestando maggiore attenzione al tema del processamento degli alimenti.